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"Non era più grande di un bambino, ma scarno ed avvizzito come una mummia millenaria. Il cranio calvo e il volto privo di lineamenti, sospesi sopra un collo scheletrico e rinsecchito, erano letteralmente ricoperti da un reticolo di migliaia di rughe. Il corpo ricordava un mostruoso aborto appassito, mai venuto alla luce. Le braccia esili e filiformi, con le mani dotate di lunghi artigli ossuti, sporgevano in avanti, come se fossero anchilosate in un eterno e terribile tentativo di afferrare qualcosa o qualcuno."
Le due gambe del Grande Antico sono assai ravvicinate, immobili e rigide come le braccia.
CULTO: quando viene evocato e si manifesta, un raggio di luce grigia scende dal cielo e si posa sopra la vittima predestinata, che non può sfuggire all'alone luminoso. A questo punto Quachil Uttaus scende rapidamente verso la vittima lungo il cono di luce. A meno che non venga evocato per donare a qualcuno l'immortalità, il tocco del Grande Antico provoca il repentino invecchiamento del corpo e la morte: della vittima non rimane che un mucchietto di arida polvere. Alla fine Quachil Uttaus si allontana nello stesso modo in cui si è manifestato; l'unica traccia della sua visita sono delle piccole impronte nelle ceneri del malcapitato. Quachil Uttaus è nominato soltanto in un rarissimo documento, il Testamento di Carnamagos; il Grande Antico è inesplicabilmente connesso al tempo, alla morte e alla decomposizione, e forse ne codiziona il corso.
ESPERTO